Psicologa, Psicoanalista, Prof.ssa di Filosofia e Scienze Umane | Salerno (SA)

Osservazione del bambino nella fase orale

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Osservazione del bambino nella fase orale

Cornice teorica
Hic et nunc definisce il contorno spazio – temporale che caratterizza l’osservazione diretta, nei  contesti relazionali oggetto di studio.
In particolare l’osservazione del bambino nel suo ambiente di riferimento è fonte di notevoli riflessioni che scaturiscono dalle emozioni che un’osservazione partecipe inevitabilmente suscita.
Nel 1920, in Inghilterra, a Londra, nasce la Tavistock Clinic con l’obiettivo di promuovere metodi terapeutici per la salute mentale di bambini, adolescenti e adulti, sia come individui che a livello famigliare. Le radici teoriche e cliniche del modello Tavistock di formazione professionale e cura dei pazienti, sono ancorate alla nascita della psicoanalisi. Il lavoro psicoanalitico con bambini ebbe un grande impatto sulla teoria e pratica psicoanalitica. Questo campo fu dominato principalmente da due psicoanaliste di Vienna, Melanie Klein e Anna Freud. Infatti, Anna Freud e Melanie Klein estesero il lavoro psicoanalitico di Sigmund Freud con gli adulti al mondo dei bambini – nel caso di Klein a bambini molto piccoli.
Mentre la posizione teorica di Anna Freud rimase simile a quella di suo padre, secondo cui non è possibile effettuare alcuna analisi con i bambini, la Klein, nonostante lei la descrisse come all’interno della tradizione Freudiana, effettuò una fondamentale riformulazione del pensiero psicoanalitico basandosi principalmente sull’osservazione degli infanti e bambini piccoli usando principalmente la tecnica del gioco come sostituzione delle libere associazioni per accedere al mondo interno infantile.
La Klein capì che la vita interna dell’infante e del bambino è straordinariamente ricca e complessa. All’interno di questa immagine, vi è la qualità e la natura delle relazioni emotive che prende la precedenza rispetto alle organizzazioni pulsionali delle varie fasi dello sviluppo psicosessuale di Freud.
Questo interesse sull’effetto formativo delle prime relazioni fu definito come approccio delle “relazione oggettuali”, termine che evidenzia l’importanza del significato primario della natura e qualità delle relazioni tra sé e gli altri. (Winnicott)
L’ esperienza clinica portò a nuove conoscenze e teorizzazioni. Infatti si ipotizzo’ che le origini di gravi difficoltà di apprendimento e sviluppo iniziarono ad essere collocate all’interno dei disturbi di pensiero, dei quali le determinanti emotive erano cercate nei primissimi scambi inconsci, e nella qualità delle cure all’interno della relazione primaria dell’infante con sua mamma.
Il lavoro di Wilfred Bion, negli anni ’50, ’60 e ’70 , diede attenzione alla relazione tra il modo in cui una persona usa la sua mente e la sua capacità per svilupparsi emotivamente.
All’interno di questi movimenti ed innovazioni teoriche e cliniche, nel 1948, John Bowlby – psichiatra, psicoanalista e capo del dipartimento di Bambini e Genitori alla Tavistock – vide l’importanza di stabilire all’interno del nuovo servizio nazionale di salute (NHS) un corso di specializzazione psicoanalitico per il lavoro clinico con bambini e le loro famiglie.
Con le sue ricerche egli è riuscito a riportare l’attenzione a quanto realmente accade nella relazione madre bambino e, in terapia, fra terapeuta e paziente.
La teoria del l’attaccamento suggerisce che i bambini hanno un innato bisogno di formare un legame con un caregiver. Ciò costituisce una risposta efficace in termini evolutivi perché accresce la possibilità di sopravvivenza del bambino.
Bowlby designò Ester Bick, che lavorava a stretto contatto con Melanie Klein, come la prima direttrice del corso di Psicoterapia infantile fondato presso la Tavistock Clinic. L’osservazione infantile divenne l’elemento portante del corso e del modello Tavistock il cui obbiettivo è quello di capire e rendere significativi aspetti problematici della personalità portando intuizione sulla natura del mondo interno e sulla sua popolazione mista di figure, benigne e persecutorie. Psicoanalisti e psicoterapeuti sono diventati partecipanti coinvolti, che riflettono sulle loro risposte consce ed inconsce – queste costituiscono ora una parte indispensabile del metodo terapeutico di lavoro sia con bambini che con adulti.
Anche Martha Harris apportò modifiche ed innovazioni strutturali al modello introducendo il gruppo di ‘discussione del lavoro’ e organizzando vari seminari per la diffusione e  la conoscenza della psicoanalisi nel contesto più ampio della società ritenendo che il lavoro con i bambini fosse fondamentale per la società e per la vitalità della psicoanalisi.
Riporto le osservazioni effettuate tra maggio e ottobre 2023 sulla lattante Chloe nelle sue interazioni con la madre e con l’ambiente circostante che, nel corso dei mesi, ha avuto una sempre maggiore rilevanza per lo sviluppo cognitivo ed emotivo della bambina. Anche le figure di riferimento, e in particolare la madre, sono state protagoniste di una evoluzione sempre più attiva e partecipe nei confronti della bambina fornendole gli stimoli necessari che lei stessa richiedeva.
Personalmente mi sono sorpresa nel guardare le interazioni dall’esterno, provando le stesse emozioni connesse ai bisogni di protezione e di cura di quando diventai, a mia volta, madre.
Bowlby ha definito tali bisogni innati e, pertanto, è stato bello rinvenirli in questa giovane madre che rappresenta la nuova generazione e per la quale la maternità viene vissuta come un’esperienza fondamentale per la sua vita.
Tuttavia dobbiamo considerare anche i casi di incuria e di abbandono che trovano radici in relazioni disfunzionali precoci.
Chloe è nata il 1^ aprile 2023 alle ore 18,47 dopo un parto travagliato. La madre ha subito lacerazioni nella zona perineale. E’ la primogenita di una giovane coppia. La bambina si alimenta con allattamento al seno.

1ª osservazione 7/05/23
La poppata
Al mio arrivo la piccola Chloe dorme placidamente nella sua carrozzina. Dopo un poco la carrozzina comincia a muoversi e il papà la prende e la porge alla madre. La bimba appare ancora un po’ assonnata, si stiracchia tutta, sbadiglia, prova ad aprire gli occhietti. La madre richiama la sua attenzione con semplici frasi che accompagnano i gesti della piccola la quale emette alcuni piccoli vocalizzi che si fanno più forti fino a diventare dei lamenti. La madre dice quindi che è arrivata l’ora della poppata. Si accomoda sul divano e posiziona la piccola in modo che stia comoda. Poi le porge il seno. Il ritmo della suzione appare regolare e continuo. Un rivolo di latte le scorre dalla bocca. La madre chiede al marito di porgerle il bavaglino poiché lo aveva dimenticato. La sua richiesta viene prontamente soddisfatta. La madre pulisce il mento della piccola che viene per un attimo staccata dal seno. La poppata riprende, ma ad un certo punto si interrompe poiché la piccola bruscamente si stacca dal capezzolo e comincia a piangere. La madre comprende che è il momento del ruttino. Infatti porta delicatamente la bambina verso la sua spalla dandole dei piccoli colpetti sulla schiena. Il ruttino arriva dopo pochi secondi. Poi viene riposizionata per riprendere la poppata, quindi la bambina si riattacca al seno succhiando sempre in modo regolare. I suoi occhi sono aperti e incrociano quelli della madre. La madre non interagisce con la bimba se non con lo sguardo, senza parlare.
Le braccine e le gambe appaiono rilassate, le manine sono aperte all’altezza del tronco. La bambina si ferma ancora e ricomincia a piangere. Con la stessa modalità di prima, la bimba emette un nuovo ruttino, meno forte del primo. Così la madre cambia lato e offre l’altro seno alla piccola. La suzione ora appare un poco più lenta e la bimba socchiude un  gli occhi finché non si stacca dal seno. Ora ha un’aria soddisfatta. Quindi la madre dopo alcuni minuti, si alza dal divano e comincia a passeggiare per la stanza, tenendola in braccio e facendole cambiare spesso posizione. Prova a farle fare un altro ruttino, ma non arriva.
2ª osservazione del 23/6/23
Il cambio
Arrivo quando Chloe ha appena terminato la poppata. È in braccio alla madre che cammina un poco nella stanza. La bimba è serena, ha gli occhi aperti, muove le manine e i piedini. La madre la tiene in modo che la schiena della bambina sia appoggiata al suo ventre, sorreggendola dalla zona perineale. Quindi la bimba si guarda un poco intorno. Ha liberi i movimenti di braccia e gambe, apre e chiude le manine, sembra guardarsi intorno. Emette piccoli suoni. Appare richiamata dai rumori presenti nella stanza come il sottofondo della tv. La madre e la piccola sono da sole. Quindi dice alcune cose del tipo:” Quanto abbiamo mangiato oggi!”
La chiama, le accarezza i capelli, poi le cambia posizione, se la porta in collo e dice : ”Andiamo a cambiarci”
Quindi si dirige in bagno posiziona la bimba sul fasciatoio. Con una mano la sorregge e con l’altra prende dal cassetto il pannolino pulito e un asciugamano che stende sotto al sederino della bimba e procede a spogliarla togliendole la ghettina e i calzini, poi le sbottona il body. Quindi le toglie il pannolino sporco. La bimba così svestita comincia a piangere stizzita e la madre cerca di calmarla, di rassicurarla. La prende e la accosta al rubinetto, la lava. La bimba ora sembra sollevata, non piange più. Quindi viene riportata sul fasciatoio e asciugata. Anche la madre sembra soddisfatta, le mette il borotalco e dice che ora siamo tutte profumate. Poi procede a mettere il pannolino pulito e a rivestirla. La riprende in braccio, la bacia e le dice: ”Bravissima” .
Mi colpiscono molto i movimenti sicuri della mamma, il suo cercare di cogliere il momento giusto, approfittare della tranquillità della bambina per effettuare l’operazione del cambio. Mi colpisce il fatto che la madre spesso verbalizza le sue azioni, che le accompagni col suono delle sue parole affinché possano essere rassicuranti per lei e per la bambina.
3ª osservazione del 12/7/23
Il risveglio
Arrivo in casa a mattina inoltrata, Chloe dorme nella sua carrozzina, da circa tre ore, dopo la poppata. Si sveglia, comincia a muoversi, prima piano piano, poi sempre più forte emettendo qualche vagito. Si trova a pancia in giù. La madre sorride, è contenta, dice: ”Puntuale come un orologio”.
La madre per alcuni minuti la chiama, rispondendo ai vocalizzi della piccola, mentre termina le attività del momento. Poi le si avvicina, la gira nella carrozzina, solleva lo schienale. La bambina è tranquilla, gira il capo intorno, sembra riconoscere il suo ambiente. Con le mani afferra i piedini e porta gli alluci alla bocca. Ogni tanto emette dei suoni. Ha ormai 3 mesi.
Anche il papà è presente, si trova accanto alla carrozzina mentre è intento a fare altro. Di tanto in tanto si gira verso di lei, come per sorvergliarla, le fa sentire la sua voce e anche lui la chiama.  Ecco che Chloe si è inclinata troppo, il padre se ne accorge, si alza e la riposizionare in maniera più comoda. Accompagna questa operazione con la voce.
Chloe è tranquilla, agita braccia e gambe, gira il capo a destra e a sinistra, gli occhi sono ben aperti, si guarda intorno, è attratta dai suoni e dai movimenti sul grande schermo della televisione.
Ora i suoi richiami si fanno più insistenti, e, prima che pianga, la madre si avvicina, la prende in braccio e le chiede se si sia stancata. Poi la posiziona dritta con la schiena appoggiata al suo petto, mentre la sorregge con una mano tra le gambe. Chloe sembra gradire la nuova posizione, gira leggermente il capo in tutte le direzioni, sembra che osservi gli oggetti nella stanza, emette, nel frattempo, piccoli suoni con la bocca, sorride. La madre abbassa leggermente la testa per guardarla e sorride anche lei, le parla.
Chloe sbadiglia, la madre la culla con un leggero movimento del suo corpo. Si aggira un po’ per la stanza, poi la bambina comincia a corrugare la fronte, apre la bocca, come se volesse piangere, emette qualche vagito. La madre capisce che è arrivato il momento della poppata, quindi si accomoda sul divano, scopre un seno e lo avvicina alla bocca della bambina. Lei sembra un poco agitata, muove velocemente il capo a destra e a sinistra, il braccino libero e le gambe. Forse ha troppa fame e non riesce a coordinare bene i movimenti. La madre la aiuta, le avvicina il capezzolo alla bocca, incoraggiandola con le parole.
Finalmente Chloe lo afferra e comincia a succhiare regolarmente. Ogni tanto si stacca, si ferma. La madre aspetta i suoi tempi. Poi è lei che insiste con il seno affinché la bambina faccia una poppata completa.
Ora la tiene in modo più eretto su una gamba, la bambina si riposa, emette un ruttino. Quindi la madre la gira, le porge l’altro seno e la bimba vi si attacca in maniera più lenta, più svogliata. Quindi, quando sembra ormai sazia, si discosta dal capezzolo e socchiude leggermente gli occhi come a dire: ”Lasciatemi riposare”. Anche la madre sembra soddisfatta, sorride e le accarezza le manine.
4ªosservazione del 7/8/23
Il gioco
Arrivo di pomeriggio di una calda giornata di fine agosto.
Chloe ha quasi 5 mesi. La trovo addormentata nel passeggino che si trova accanto al divano dove è seduta la nonna. La madre si trova in casa ed è dedita alle faccende domestiche. Dopo un po’ Chloe si sveglia e comincia a rituffarsi nel mondo. È incredibile quanto sia cresciuta. Indossa il pannolino e una maglietta rosa a cui è attaccata la spilla di un ciuccio che, mentre dormiva, aveva in bocca. Quando si sveglia il ciuccio cade e la bimba comincia a sgambettare sempre più forte, a stiracchiarsi e ad emettere suoni con la bocca. Dopo un po’ la nonna la prende in braccio, le sorride, la bacia, la chiama, accogliendola teneramente al suo risveglio. La tiene seduta sulle sue gambe. Il grande schermo della televisione è acceso. La nonna indossa un guantone con dei pupazzetti al posto delle dita e un libricino al centro della mano. La bambina sembra molto interessata al giochino, afferra con le manine tutti i pupazzetti, alcuni sono sonori, molto colorati, si diverte ad aprire lo strappo del libricino. I suoi movimenti non sono fluidi, ma muove le braccia e le mani a scatti, afferra e rilascia, cerca di portarsi qualche pupazzetto alla bocca. Questo gioco è accompagnato dalla voce della nonna: “Ti piace questo? Vedi come è bello? E la paperella? Come fa la paperella? Strappa, vai, apri il libro, così, brava!”
Dopo alcuni minuti la nonna mette via il guantone e dice che si sente sudare la mano. Ora la nonna la posiziona in maniera più eretta sulla propria gamba con  il viso rivolto verso lo schermo da cui sembra molto attratta. La bambina punta i piedini sul divano e comincia a muoversi su e giù come in un balletto mentre la nonna la sorregge sotto le ascelle. Emette dei gridolini di felicità. La madre, dall’altra parte della stanza la chiama, la incita e la saluta con la mano. È un trio che trasmette forza ed allegria. Dopo ancora altri minuti, quando sembra che la bambina si sia stancata, la nonna la rigira verso di sé, la porta velocemente verso la sua bocca e le dà tanti piccoli bacetti e poi la riporta nella posizione precedente. Ripete l’operazione per più volte alzando e abbassando la bambina come se fosse un aeroplanino che vola verso la sua bocca e scende giù. Anche ora Chloe appare molto divertita. Passano altri minuti, il gioco finisce, e lei ora è rapita dallo schermo della TV.
I suoi movimenti  sono più tranquilli, si gira intorno. Sono meravigliata dal fatto che non pianga, che sia così tranquilla.
E’ trascorsa circa mezz’ora. La nonna prova a rimettere la bambina nel passeggino, in posizione eretta, prende un sonaglino e lo muove piano piano davanti a lei. La bambina lo guarda e cerca di toccarlo mentre i suoi occhietti, che sono stati ben aperti e vispi sino ad ora, si assottigliano poco alla volta fino ad addormentarsi di nuovo. A questo punto la nonna reclina lo schienale del passeggino per far stare la bambina più comoda. A me pare incredibile di come la nonna sia riuscita con molta semplicità a trattenerla in quel lasso di tempo in cui era sveglia. A Chloe sembrava tutto molto familiare e la situazione così nota da padroneggiarla con disinvoltura, perfino divertendosi e rilassandosi.
5ª osservazione del 10/10/23
Il risveglio (2)
Arrivo in casa a metà mattinata. Vengo accolta gentilmente dalla madre. La bambina ancora dorme dal momento della poppata mattutina che avviene ancora al seno. Ha compiuto da poco i sei mesi. La mamma va a svegliarla affinché si predispongano entrambe, in tempo, al pasto di mezzogiorno.
Infatti Chloe ha cominciato da poco lo svezzamento.
La bambina viene sollevata dal lettone dove dormiva circondata da cuscini.
Si trova ancora assonnata tra le braccia della mamma che con brevi parole pronunciate a bassa voce, la riporta alla realtà.
La madre mantiene il contatto corpo a corpo finché la bimba non è del tutto sveglia.
Poi, dopo un po’, si siede su di una sedia e sorregge la bambina sulle gambe, in modo che lei veda tutto intorno. La bambina appare tranquilla, gira il capo nelle varie direzioni, si incuriosisce a tutto quello che vede, soprattutto ai due cagnolini presenti in casa.
Ogni tanto la mamma abbassa il capo verso il viso della bambina, la chiama e Chloe sorride. L’ambiente le sembra molto familiare. Le braccia e le gambe si muovono in modo scoordinato, a scatti.
La bambina emette dei vocalizzi e, di tanto in tanto porta la manine alla bocca e a volte tenta anche con l’alluce del piede. Sorride spesso.
Dopo una decina di minuti la madre chiede alla bimba se vuole giocare. Quindi, con lei in braccio, si dirige verso il divano, si accomoda e prende il solito gioco interattivo che aveva usato anche la nonna la volta precedente.
Appena le viene avvicinato sembra riconoscerlo subito e si anima tutta. Con le manine pigia sui tasti colorati che emettono suoni che sembrano familiari. I suoi gesti sono la risposta ai tanti stimoli del gioco e non c’è ancora alcuna intenzionalita’ nel movimento e comunque è palese il desiderio di portare tutto in bocca anche perché siamo ormai vicini alla dentizione.
Noto che la madre è sincronizzata perfettamente ai bisogni di sua figlia anche se in questo frangente mi aspettavo una maggiore interazione con la bambina. I lunghi momenti di attesa in cui la madre la teneva in braccio senza quasi parlare, mentre lei si girava intorno con il capo, hanno suscitato in me una certa inquietudine aspettandomi una maggiore attivazione da parte sua nel coinvolgere la bimba. Ciò nonostante entrambe sembravano mostrare una grande intimità come se l’una si riconoscesse nell’altra.
Conclusioni
Sono molto soddisfatta di avere effettuato queste osservazioni in quanto portare attenzione ai dettagli di sguardi e comportamenti amplifica la nostra capacità di guardare oltre, al fine di effettuare delle inferenze di tipo relazionale sul passato e sul futuro degli individui.
Quando nasce un figlio, la madre ha bisogno di mettere da parte tutto per dedicarsi completamente a lui, almeno per un primo periodo.
Anche quando osserviamo abbiamo bisogno di calarci completamente nella situazione portando il nostro vissuto e le nostre emozioni.
Ho potuto constatare quanto possa essere fragile e indifeso un neonato, in uno stato di totale dipendenza dalla madre, ma di quanta potenza comunicativa siano connotate le sue risposte e di come l’articolarsi del dare e dell’avere, in virtù dei reciproci bisogni, determini l’evoluzione positiva della relazione, in questo caso, tra madre e figlio.

“L’occhio vede solo ciò che la mente è preparata a comprendere”
Henry Louis Bergson


Dott.ssa Antonella Buonerba

Docente di Teoria e Tecniche della Comunicazione e Relazione

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Dott.ssa Antonella Buonerba Psicologa, Psicoanalista, Prof.ssa di Filosofia e Scienze Umane
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Iscritta all’Ordine degli psicologi della Campania n. 2635/A dal 25 maggio 2006
Laurea in Psicologia (indirizzo Psicologia clinica e di comunità)

 

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